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SIPPS Newsletter dalla letteratura. Articolo "Associazione tra velocità con cui si mangia e qualità della dieta, adiposità e fattori di rischio per patologie cardiometaboliche"
lun 16 gen, 2023

Di seguito l'articolo pervenuto dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS)

Garcidueñas-Fimbres TE, Paz-Graniel I, Gómez-Martínez C, Jurado-Castro JM, Leis R, Escribano J, et al.
Associazione tra velocità con cui si mangia e qualità della dieta, adiposità e fattori di rischio per patologie cardiometaboliche
J Pediatr. 2023;252:31-39.e1.

In pediatria il sovrappeso e l’obesità sono patologie estremamente comuni. In Italia, tra i soggetti di età scolare, il 20% circa è sovrappeso e poco meno del 10% è obeso. Da tempo è ben noto che, in modo tanto maggiore quanto più elevato è l’eccesso di peso, sovrappeso ed obesità sono associate ad un elevato rischio di gravi alterazioni metaboliche, con precoce insorgenza di disturbi multiorgano, specie di ordine cardiovascolare, che riducono la qualità di vita e ne limitano la durata. Ciò spiega l’attenzione che i pediatri pongono alla rilevazione periodica dell’indice di massa corporea (BMI), il riferimento ideale per valutare la situazione del peso in ogni soggetto. Per calcolarlo bisogna conoscere il peso e l’altezza del bambino e dividere il peso, espresso in kg, per il quadrato dell’altezza, espressa in metri. Il valore così ottenuto va inserito in apposite tabelle dei percentili che tengono conto del genere di appartenenza e dell’età. Nei soggetti da 2 a 5 anni, un valore > 85° percentile indica rischio di sovrappeso, > 97° percentile sovrappeso e > 99° percentile obesità. Nei soggetti > 5 anni, gli stessi limiti indicano sovrappeso, obesità e grave obesità. L’importanza del riscontro di un eccesso di peso spiega anche perché il pediatra, a fronte di un bambino “grasso”, farà ogni tentativo per sollecitare i genitori ed i bambini stessi, quando in età adatta, a mettere in pratica tutte le strategie necessarie a d evitare o a curare il problema. Nella grande maggioranza dei casi le prescrizioni riguarderanno la necessità di ridurre la sedentarietà, aumentare l’attività fisica e seguire una dieta sana ben controllata dal punto di vista calorico e degli apporti dei vari componenti. Solo più tardi, in caso di insuccesso, altre forme di intervento, anche farmacologico, possono essere necessarie.

In questi ultimi anni, vista la difficoltà a seguire le prescrizioni di base e la relativa lentezza con cui queste possono portare al successo, vale a dire il raggiungimento di un peso adeguato, da più parti sono stati studiati altri possibili interventi, in genere di tipo comportamentale, che aggiunti a quelli tradizionali, ne aumentassero gli effetti, velocizzando la caduta di peso. Tra questi, la regolazione della velocità con cui il cibo viene assunto durante i pasti. Controlli ripetuti su popolazioni diverse avevano, infatti, portato a pensare che il mangiare velocemente fosse più spesso associato ad un più elevato introito calorico e che questo potesse essere uno dei fattori favorenti lo sviluppo di sovrappeso. Da qui, l’idea che, insegnando ai bambini a mangiare più lentamente, si potesse favorire un più facile controllo del peso.

Gli autori di questo studio hanno voluto controllare la reale efficacia di questo tipo di intervento con uno studio molto articolato e complesso, per altro ineccepibile sotto l’aspetto metodologico anche se inevitabilmente gravato dalla limitazione rappresentata dal fatto che tutte le notizie anamnestiche sono state raccolte con un questionario al quale hanno risposto i genitori dei bambini arruolati. In pratica, sono state raccolte, tramite un questionario, informazioni sulle abitudini alimentari e sull’anamnesi patologica, ed eseguito qualche controllo obiettivo e di laboratorio su 956 bambini (49% femmine) di 3-6 anni. Questi sono stati divisi in 3 gruppi sulla base del totale del tempo impiegato a mangiare i 3 pasti principali (colazione, pranzo, cena). Si sono definiti mangiatori lenti quelli che in totale impiegavano più di 85 minuti, mangiatori moderati quelli che impiegavano tra 66 e 85 minuti e mangiatori veloci quelli che ne impiegavano 65 o meno. Dopo il raggruppamento, si sono studiate le correlazioni tra la velocità di assunzione di cibo e una serie di variabili di interesse specifico, quale il tipo di dieta normalmente assunta, il peso e l’altezza, i valori di pressione sistolica e quello della glicemia a digiuno.  I dati raccolti hanno per messo di dimostrare che, rispetto ai mangiatori lenti, quelli veloci  avevano un rischio più elevato di sovrappeso/obesità (OR, 2.9; 95% CI, 1.8-4.4; P < .01); una maggiore circonferenza vita (2.6 cm; 95% CI, 1.5-3.8 cm); un maggiore indice di massa grassa (0.3 kg/m2; 95% CI, 0.1-0.5 kg/m2), una pressione sistolica più elevata (2.8 mmHg; 95% CI, 0.6-4.9 mmHg), una più elevata glicemia a digiuno (2.7 mg/dL, 95% CI, 1.2-4.2 mg/dL) e una minore aderenza alla dieta mediterranea  (0.5 punti; 95% CI, 0.9 - 0.1 punti).

Questi dati confermano molti rilievi già fatti soprattutto bell’adulto ma, per la prima volta, entrano nel dettaglio per quanto riguarda l’impatto della velocità con cui il cibo viene assunto dai bambini sul rischio di sviluppo di disturbi metabolici, in particolare sulle variazioni della glicemia a digiuno. Inoltre, danno informazioni sul possibile impatto della dieta sulla velocità del mangiare. Chi segue la dieta mediterranea mangia più lentamente e questo sembra impattare sul rischio di sovrappeso/obesità. La dieta mediterranea, ricca in fibre e meno ricca di proteine perché con una minore quota di carni, è stata associata ad una più rapida insorgenza del senso di sazietà che, a sua volta, può essere direttamente collegato ad un rallentamento della velocità di assunzione dei cibi. Ancora una volta, quindi, viene esaltato il ruolo ideale della dieta mediterranea, una vera fortuna nostra della quale, forse, non tutti si sono ancora resi completamente conto. Prima di inserire in modo ufficiale il mangiare lentamente tra le regole da dare ai genitori dei bambini con problemi di peso, è, tuttavia, necessario non solo che questi dati, limitati ai soggetti di 3-6 anni, vengano confermati ma che vengano estesi, con studi ad hoc, ai bambini più grandi, quelli che più spesso hanno problemi di peso e per i quali il controllo dietetico è più difficile. In ogni modo, suggerire sempre l’assunzione di una dieta mediterranea rappresenta un toccasana anche per affrontare il problema del sovrappeso/obesità non sembra certo un azzardo.    

Prof. Nicola Principi - Direttore Responsabile RIPPS