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SIPPS Newsletter dalla letteratura. Articolo "Efficacia del vaccino ricombinante a quattro componenti contro le infezioni invasive da meningococco B in Italia"
ven 15 set, 2023

Di seguito l'articolo pervenuto dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS)

Lodi L, Barbati F, Amicizia D, Baldo V, Barbui AM, Bondi A, et al..
Efficacia del vaccino ricombinante a quattro componenti contro le infezioni invasive da meningococco B in Italia
JAMA Netw Open. 2023;6:e2329678

I dati epidemiologici sembrano suggerire che la patologia invasiva da Neisseria meningitidis sia relativamente poco comune e in progressiva diminuzione. Dati raccolti nel nostro paese indicano che nel 2019 erano stati segnalati all’Istituto Superiore di Sanità dalle varie Regioni un totale di 190 casi, scesi, fortunatamente, a 74 e a 26 nel 2020 e nel 2021, con una incidenza per 100.000 abitanti di 0,32 casi nel 2019, di 0,12 casi nel 2020 e di 0,04 casi nel 2021. I bambini di età < 1 anno e gli adolescenti/giovani adulti di 15-24 anni sono stati i soggetti a maggior rischio, con una incidenza nel 2021, sempre per 100.000 abitanti, di 1,48 e 0,07 casi, rispettivamente. Questi piccoli numeri potrebbero far pensare che il problema un tempo posto dal meningococco sia oggi superato e che si possa in qualche modo allentare ogni programma di prevenzione per queste patologie.  Tutto ciò è sbagliato alla luce del fatto che le forme da meningococco sono estremamente gravi per l’elevata mortalità e, soprattutto, per l’enorme rischio che i sopravvissuti, specie quelli più piccoli, abbiano gravissimi reliquati che compromettono in modo definitivo qualsiasi possibilità di successiva vita normale. D’altra parte è indiscutibile che l’estensione delle vaccinazioni anti meningococco abbia svolto un ruolo rilevante nel favorire questo favorevole andamento epidemiologico, visto che ormai da tempo le Regioni offrono sia il vaccino anti meningococco C, sia quello B e, in molti casi anche se a richiesta, anche il vaccino tetravalente A, C, W135 e Y. Ciò significa che una parte molto rilevante della popolazione pediatrica, inclusa quella adolescenziale, è protetta da preparati dei quali è ormai largamente accertata la efficacia, la tollerabilità e la sicurezza e che questa vaccinazioni debbano non solo essere mantenute ma, quando possibile, utilizzate in tutti i bambini e gli adolescenti con il miglior schema di somministrazione. Ciò non toglie che sia continuamente necessario controllarne l’efficacia e, soprattutto, la loro effettiva importanza in funzione del peso dei singoli sierogruppi nel determinare la patologia e la copertura reale per ciascuno dei vaccini specifici. E’ questo il caso del vaccino contro il meningococco B, visto che nel corso del triennio 2019-2021 proprio il sierogruppo B è risultato il maggior responsabile di patologia meningococcica invasiva in tutte le fasce di età, a eccezione di quella 10-14 anni, nella quale il sierogruppo C ha determinato la percentuale maggiore di casi. Inoltre, malgrado la riduzione globale dei casi nel tempo, nella classe di età a maggiore incidenza (<1 anno) la proporzione del sierogruppo B è aumentata negli ultimi anni, al punto che tutti i casi segnalati nel 2021 sono dovuti a questo sierogruppo. Nella fascia dei giovani adulti, 15-24 anni, la proporzione dei casi di sierogruppo B è addirittura aumentata negli ultimi due anni rispetto al 2019.Infine, la copertura vaccinale contro il B, ottima in molte Regioni, non è, tuttavia, egualmente soddisfacente in tutta Italia.  
Il lavoro di Lodi e collaboratori affronta in modo completo ed esaustivo l’argomento documentando con precisione quello che è, oggi, l’effettiva efficacia del vaccino anti meningococco B a 4 componenti in Italia e portando chiare indicazione su come utilizzarlo per ottenere la massima azione preventiva.
Gli autori hanno esaminato retrospettivamente i dati epidemiologici relativi alle infezioni invasive da meningococco B registrati in bambini di età inferiore a 6 anni senza fattori di rischio in 6 Regioni italiane dal gennaio 2006 al gennaio 2020. Attraverso una accura selezione della casistica hanno potuto realizzare uno studio di coorte che ha incluso una popolazione residente di 587.561 bambini di 3 Regioni (Piemonte, Toscana e Veneto) e uno studio caso controllo che ha coinvolto un gruppo di 1.080.620 bambini in 6 Regioni (Piemonte, Toscana, Veneto, Puglia, Liguria, e Sicilia). Nel primo caso, si è dimostrata una efficacia del vaccino nei bambini con immunizzazione completata del 94.9% (95% CI, 83.1%-98.4%). Nel secondo caso, l’efficacia calcolata è stata assai simile, del 91.7% (95% CI, 24.4%-98.6%). Sulla base delle coperture vaccinali presenti nelle varie Regioni e dei calendari vaccinali in uso nei singoli casi si è anche potuto calcolare quale fosse l’effettiva riduzione del rischio ottenuta con la vaccinazione e quale fosse il peso dello schema di vaccinazione nel contenere il rischio. In pratica, si è dimostrato che la vaccinazione, per quanto non estesa a tutta la popolazione suscettibile, aveva ridotto l’incidenza della patologia invasiva del 50% con salita di questo valore al 70% in caso di una vaccinazione iniziata molto precocemente, a partire dal secondo mese di vita. Dato molto interessante è stato anche quello della dimostrazione che, se l’efficacia del vaccino era maggiore nei soggetti che avevano ricevuto il ciclo completo di vaccinazione, una notevole efficacia si poteva ottenere anche con cicli non completi.  Inoltre, l’importanza della vaccinazione precoce era sottolineata dall’evidenza che almeno il 20% dei casi realizzatisi nei soggetti non vaccinati era stato diagnosticato in bambini troppo piccoli per essere vaccinati con lo schema utilizzato nella Regione ove i casi si erano verificati.  
Anche se l’importanza del vaccino anti meningococco B a 4 componenti era stata, in realtà, già largamente dimostrata, questo lavoro, nel confermare l’importanza della vaccinazione, indica in modo chiaro la necessità che gli schemi di utilizzo di questo vaccino siano anticipati quanto più possibile per ottenerne la massima efficacia.  Da qui un doppio invito alle Regioni. Il primo a quelle che ancora non lo hanno fatto perché anticipino al secondo mese l’inizio del ciclo vaccinale, anche se ciò può comportare un aumento delle problematiche organizzative dei centri vaccinali. Il secondo alle Regioni che ancora non hanno tassi di copertura ottimali perché si adoperino per collaborare con il pediatra di famiglia nel convincere i genitori ad accettare questa vaccinazione, senza trincerarsi dietro superabili problemi organizzativi.   

Prof. Nicola Principi - Direttore Responsabile RIPPS