Di seguito l'articolo pervenuto dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS)
Su Q, Wong OWH, Lu W, Wan Y, Zhang L, Xu W, et al.
Indicatori intestinali per la diagnosi precoce dei disturbi dello spettro autistico
Nat Microbiol. 2024 Jul 8. doi: 10.1038/s41564-024-01739-1. Pubblicata elettronicamente prima della stampa. PMID: 38977906
I disturbi dello spettro autistico (ASD) costituiscono un insieme di alterazioni del neurosviluppo che coinvolgono linguaggio, socialità e comunicazione e sono soprattutto caratterizzate da interessi ristretti e comportamenti ripetitivi. In pratica, chi soffre di ASD è incapace di intraprendere una relazione sociale sia per difficoltà di interazione che per difficoltà di interpretazione dei pensieri, delle emozioni e dei desideri altrui. Oltre a questo, è possibile sia presente una difficoltà di elaborazione degli stimoli esterni con il risultato che, contrariamente a quanto avviene nell’individuo normale che si adatta all’ambiente, il portatore di ASD non comprende e non si adatta all’ambiente, rifiutandolo. Infine, può essere presente una difficoltà di organizzazione e finalizzazione dei comportamenti con chiaro deficit delle funzioni esecutive. Il quadro clinico, per la variabilità dell’evidenza delle manifestazioni e per la diversa gravità di queste, può essere assai differente da caso a caso e ciò spiega perché, contrariamente a quanto avveniva in passato, da qualche anno non si parla più semplicemente di autismo ma, più correttamente, di ASD e i diversi quadri possibili sono stati classificati in modo sistematico.
L’autismo è patologia pediatrica. Ne soffre più dell’1% dei bambini e, anche se la diagnosi non viene, generalmente, fatta prima dei 3-4 anni di età, è possibile riconoscere i segnali di rischio per un disturbo della comunicazione e dell’interazione sociale già a 18 mesi. Ciò dice che il pediatra di libera scelta deve essere molto attento a riconoscere i segnali precoci di una disfunzione socio-comunicativa per affidare a colleghi esperti i piccoli che lasciano dubbi su una normale evoluzione neuropsichica. Anche se le cause degli ASD non sono precisamente definitive, tutti gli esperti concordano sul fatto che tutte queste patologie derivano da una stretta interazione tra fattori genetici e stimoli ambientali. Il coinvolgimento genetico è suggerito dal fatto che il rischio di ASD è molto maggiore nei gemelli monozigoti (92%) rispetto a quelli dizigoti (10%) e dall’evidenza che l’ASD è più comune in soggetti che sono già portatori di condizioni patologiche ereditate geneticamente, come la sindrome da X fragile e la sclerosi tuberosa. Inoltre, è stato dimostrato che l’ASD si associa frequentemente con mutazioni di diversi geni localizzati sui cromosomi 15, 16, 22, e X che regolano la sintesi di importanti molecole implicate nello sviluppo e nel mantenimento delle reti nervose. Ciò malgrado, non è stato possibile finora identificare un ben definito assetto genetico che possa essere considerato stabilmente associato allo sviluppo di autismo. Ciò ha favorito l’ipotesi che lo sviluppo di ADS, pur su base genetica, possa essere condizionato dalla coesistenza di fattori esterni capaci di modulare l’attività dei suddetti geni. Tra i fattori ambientali scatenanti particolare rilievo viene dato a quelli che possono agire già durante la vita fetale, quali le infezioni della madre gravida e l’assunzione da parte di questa di farmaci o agenti tossici capaci di interferire con lo sviluppo neurologico come il mercurio o altri inquinanti ambientali quali i pesticidi organo fosfati o organoclorurati. Negli ultimi anni, un ruolo attivo è stato attribuito anche al microbiota intestinale, anche sulla base di chiare dimostrazioni ottenute anche per patologie diverse da ASD, che la composizione della flora enterica può essere un fattore determinante nella regolazione delle funzioni cerebrali. Studi preclinici hanno dimostrato che i bambini con ASD avevano significative variazioni nella composizione del microbiota enterico rispetto ai soggetti sani della stessa età. Inoltre, il trasferimento del microbiota fecale da topini con ASD a individui privi di flora enterica ha evidenziato che gli animali assumevano comportamenti di tipo autistico. Infine, il trapianto di feci provenienti da soggetti sani in bambini con ADS ha comportano un chiaro miglioramento dei sintomi neurologici nei soggetti trattati. Tutti questi dati hanno suggerito la possibilità che una analisi della composizione del microbiota intestinale e delle funzioni metaboliche dello stesso potesse permettere una diagnosi precoce dell’ASD e lo studio di Su e collaboratori è il primo ad aver tentato un approccio di questo tipo alla diagnosi di ADS. Questi autori hanno testato le feci di 1.083 bambini di età compresa tra 3 e 12 anni tra i quali 709 avevano una diagnosi di ADS fatta da specialisti neuropsichiatri e 374 erano considerati del tutto normali. I risultati hanno confermato le differenze tra malati e controlli per ciò che riguardava la composizione del microbiota ed hanno, inoltre, evidenziato differenze metaboliche significative tra i due gruppi. In particolare, differenze sono state rilevate per ciò che riguardava la presenza di 14 archeobatteri, 51 batteri, 7 miceti, 18 virus, 27 geni microbici e 12 processi metabolici. Inoltre, si è determinato che la presenza di Streptococcus thermophilus, Weissella confusa e Weissella cibaria sembravano avere un effetto protettivo perché la loro presenza in grande quantità era negativamente correlata con l’ADS. Inoltre, e questa sembra essere l’informazione più importante per le eventuali applicazioni in diagnostica, lo studi dimostra che la scarsa biosintesi di ubiquinolo (coenzima 10) e di tiamina difosfato (vitamina B1) da parte del microbiota enterico può rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo di ADS. D’altra parte, ubiquinolo e metaboliti della tiamina sono da tempo identificati come fattori essenziali per uno sviluppo adeguato del sistema nervoso. La stretta correlazione tra carenza di questi elementi nella gravida e la nascita di soggetti con alterazioni dello sviluppo neurologico è un indiretto indicatore della possibile importanza della carenza della loro sintesi intestinale nella genesi dell’ADS.
E’ chiaro che questo è uno studio preliminare che merita ulteriori approfondimenti. Tuttavia, se almeno il discorso della carenza di coenzima 10 e di tiamina nelle feci potesse essere considerato un vero indicatore di ADS un passo ulteriore verso una diagnosi precoce di queste patologie potrebbe essere considerato fatto.
Per ora, spetta al pediatra essere vigile e, in presenza di dubbi, utilizzare una delle scale di valutazione attualmente disponibili prima di inviare al neuropsichiatra infantile i casi che sembrano positivi.
Prof. Nicola Principi - Direttore Responsabile RIPPS