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RADON QUESTO SCONOSCIUTO
ven 03 gen, 2020

Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni del Dottor Giovan Battista Calabrò sul tema in oggetto

Il Presidente: Dott. Ottavio Di Stefano


RADON QUESTO SCONOSCIUTO


A tutti sono noti i rischi legati a un’alimentazione sbagliata, al consumo di tabacco, a una eccessiva assunzione di bevande alcoliche, alla scarsa attività fisica.
Solo alcuni, invece, sono al corrente dei rischi che può rappresentare un gas chiamato "radon".

Si tratta di un gas radioattivo che si forma nel terreno per il decadimento dell’uranio presente nelle rocce.
Negli ambienti chiusi, soprattutto in locali a contatto con il terreno, il radon può concentrarsi raggiungendo concentrazioni anche molto elevate. Penetra nelle case attraverso crepe, fessure o punti aperti delle fondamenta. Le abitazioni nei seminterrati o al pianterreno sono particolarmente interessate dal fenomeno.

Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, il 10% circa dei nuovi casi di carcinoma polmonare che si registrano ogni anno in Italia è attribuibile al radon.

Quando lo si respira, emette radiazioni che possono colpire e danneggiare le cellule dell’apparato bronco-polmonare. C’è una probabilità (proporzionale alla quantità di radon inalato) che qualcuno di questi danni col tempo sfoci in un tumore ai polmoni.
Non è stata identificata una soglia sotto la quale il rischio sia nullo; minore è l'esposizione al gas e minore è il rischio. Esposizioni molto lunghe a concentrazioni medio-basse comportano un pericolo maggiore rispetto a esposizioni brevi a concentrazioni più alte. Il rischio di tumore polmonare, a parità di concentrazione di radon, è venti volte più alto per i fumatori rispetto ai non fumatori, in quanto c’è un effetto sinergico tra fumo di sigaretta e radon.

La cosa migliore è fare prevenzione, che in questo caso significa non fumare e ridurre la concentrazione di radon in casa

La direttiva europea 2013/59/Euratom sulle norme di sicurezza di base contro l’esposizione alle radiazioni ionizzanti prevede che gli Stati Membri stabiliscano un livello non superiore a 300 Bq/m3, sia per le abitazioni che per i luoghi di lavoro, sopra il quale si deve intervenire per ridurre la concentrazione media.
Bisogna quindi cercare di ridurre il più possibile l’esposizione.

Come fare? Qui entra in gioco la divulgazione.

Per ridurre la concentrazione di radon in un edificio è possibile adottare tecniche di mitigazione, che consistono in semplici accorgimenti o interventi più massicci finalizzati a ridurre l’ingresso del radon nell’edificio e ad aumentare il ricambio dell’aria interna attraverso l’immissione di aria esterna.
Queste tecniche possono essere diverse tra loro, da scegliere in base alla concentrazione di radon rilevata, al fattore di riduzione che si vuole ottenere nonché alla fattibilità tecnica ed economica. Prima di procedere alla scelta, è necessario acquisire informazioni sull'edifico, i materiali da costruzione, il suolo, gli impianti di ventilazione o climatizzazione, le canalizzazioni, l'eventuale presenza di sistemi di drenaggio dell'acqua sotto l'edificio.

La soluzione più semplice è areare gli ambienti, in associazione alla sigillatura delle vie d’accesso che deve essere sempre realizzata, a prescindere dal tipo di intervento scelto, in quanto contribuisce di per sé a ridurre le infiltrazioni del gas.



2 gennaio 2020
dr. Giovan Battista Calabrò