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TEMPI ATTESA SSN
mar 21 gen, 2020

Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni del Dottor Giovan Battista Calabrò sul tema in oggetto

Il Presidente: Dott. Ottavio Di Stefano

                                                                           TEMPI ATTESA SSN

Considerata la complessità della problematica in questione, queste mie osservazioni dovranno essere ampiamente discusse, oltre che con i colleghi medici, con tutte le istituzioni sanitarie e con le confederazioni sindacali.
 
Il S.S.N. è stato una conquista che ha posto la sanità italiana ai vertici mondiali. I risultati, tuttavia, sono spesso migliorabili, a volte per responsabilità dei sanitari e di natura politica, evidenziando una netta disparità; un nord più efficiente e un centro sud molto meno.
 
Il S.S.N. non va alterato nella sostanza, lasciando però ad ogni singola Regione la possibilità di regolamentarlo anche in riferimento alle voci d'investimento e spesa.
Una prima idea sarebbe abolire le ASL e le neonate ASST e ATS, che hanno creato confusione nei sanitari e nei pazienti; andrebbero sostituite con un unico centro posto nelle strutture ospedaliere e sul territorio, che regoli tutte le incombenze amministrative con efficacia e celerità, considerando l'attuale lentezza a discapito dell'attenzione per i pazienti.
Le incombenze amministrative dovrebbero essere regolate con e-mail da parte dei pazienti, i quali, se non in grado di utilizzare i mezzi di comunicazione informatizzata, potrebbero rivolgersi ai patronati.
La carenza di personale sanitario andrebbe affrontata con decisione aprendo ai laureati medici tirocinanti al primo anno di specialità la possibilità di lavorare in ospedale, ampliando le liste regionali per l'accesso alla medicina di base e alla pediatria di libera scelta.
Importante è valorizzare la continuità assistenziale (guardia medica).
È opportuno eliminare il test d'ingresso alla facoltà di medicina, sostituendolo con un certo numero di esami da effettuare entro i primi due anni di medicina pena la perdita dell'intero successivo anno accademico.
Nelle città con più di 10mila abitanti la gestione attuale della medicina di base, della pediatria di libera scelta e della continuità assistenziale, così come oggi concepita, non ha senso; si dovrebbero costruire ambulatori posti in continuità con gli enti ospedalieri dove i sanitari, medici di continuità assistenziale, pediatri di libera scelta e medici di medicina generale in regime di obbligatoria associazione tra loro e in convenzione, garantiscano un servizio h24 potendo usufruire anche della struttura ospedaliera direttamente collegata.
Se gli accertamenti richiesti dai suddetti sanitari ai pronto soccorso della struttura ospedaliera non fossero giustificati o non sia indicata una precisa motivazione, le spese sostenute dall'ente ospedaliero dovrebbero essere a carico del medico prescrittore. D’altra parte, una richiesta immotivata da parte del paziente dovrebbe essere pagata al professionista secondo le tabelle.
I Comuni dovrebbero mettere a disposizione adeguati trasporti pubblici atti a rendere usufruibili gli ambulatori da parte della popolazione.
È opportuno che tutte le strutture sanitarie del Paese interloquiscano digitalmente, in caso di richiesta o comunque necessità del paziente, mettendo a disposizione -previo consenso- i suoi dati sanitari.
Le Regioni dovranno nominare, per la gestione degli enti ospedalieri, dirigenti generali con laurea magistrale in materie economiche e almeno cinque anni di esperienza pratica; direttori sanitari specializzati in igiene e sanità pubblica con almeno 5 anni di esperienza nel settore e direttori amministrativi con laurea magistrale in materie economiche e almeno 5 anni di esperienza. La regolamentazione delle suddette nomine andrebbe gestita direttamente dalle Regioni.
Bisognerebbe limitare la proliferazione di Dipartimenti, ciascuno dotato di una propria dirigenza, immettendo il personale nei servizi attivi.
I tempi di attesa per accertamenti medici dovrebbero rispettare le indicazioni dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta o dei medici di continuità assistenziale; se così non fosse, le aziende sanitarie pubbliche o private convenzionate dovrebbero sospendere le visite in libera professione o a pagamento fino al raggiungimento della parità di efficienza tra prestazioni in regime pubblico e privato.
I professionisti che non dovessero sottostare alla sospensione di cui sopra andrebbero sanzionati disciplinarmente.
Sarebbe preferibile prescrivere farmaci equivalenti -e non le specialità- al fine di contenere la spesa pur ottenendo il medesimo risultato terapeutico; i farmaci di specialità potrebbero comunque essere prescritti, purché a spese del paziente.
Al fine di evitare buona parte di patologie indotte da uno stile di vita scorretto, sarebbe opportuno aumentare drasticamente la tassazione su prodotti dalla comprovata capacità di provocare patologie (un esempio su tutti: aumentare, e di molto, la tassazione sul tabacco).
 
Tutto quanto esposto può apparire forse eccessivamente rigido, ma da dirigente medico di sanità pubblica quale sono posso affermare che, se non si agisse in tal senso, e in tempi celeri, rischiamo in futuro di assistere al collasso della sanità pubblica.
 
Il direttore della Commissione Salute del Comune di Calvisano
Dr. Giovan Battista Calabrò