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Notizie - Sostenibilità in sanità

Pillole Green - Pillola n. 21
mer 28 mag, 2025

Le Pillole Green sono approfondimenti periodici che riguardano i "micro" interventi in ambito sanitario per contribuire a salvaguardare l’ambiente e il clima. Le Pillole sono a cura dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Bergamo, con cui volentieri avviamo questa collaborazione.

Pillola n.21 "Cambiamenti climatici, città e salute"
a cura di Antonio Bonaldi

Basta guardarsi intorno per rendersi conto che fa sempre più caldo e che gli eventi metereologici estremi si fanno sempre più frequenti e intensi.
Il 2024 è stato l’anno più caldo finora registrato, superando di 1,5°C (oltre 2°C nell’area del mediterraneo) la temperatura media del periodo pre-industriale. Un primato che non sembra però destinato a durare a lungo e di questo passo entro alla fine del secolo la temperatura terrestre salirà di almeno 3-4°C rispetto ai valori pre-industriali. Ciò potrebbe deteriorare in modo irreversibile alcuni degli ecosistemi più sensibili, come le barriere coralline, le foreste pluviali tropicali e le calotte polari, con conseguenze devastanti per l’ambiente, la fauna, ma soprattutto per la vita di milioni di persone.
Ma non tutto è perduto. Gli scienziati ci dicono che siamo ancora in tempo ad evitare gli scenari peggiori purché s’intervenga presto e su più fronti. In particolare sulle città. Perché proprio sulle città?

L’impronta ecologica delle città
In primo luogo perché nelle città vive oltre la metà della popolazione mondiale (56%) e questa percentuale è destinata a salire ulteriormente. In Italia, già oggi circa il 69% della popolazione risiede in contesti urbani (1,2). Secondariamente perché le città, per procurarsi cibo e beni di consumo e per garantire i trasporti, gli alloggi e i servizi richiedono un’enorme quantità di energia e di materiali. Basti pensare che le città consumano circa il 66% dell’energia, l’80% dell’acqua e l’80% del cibo e nello stesso tempo producono il 70% dei gas serra e il 75% degli inquinanti ambientali. Stime attendibili ci dicono che l’impronta ecologica di una città come Roma (cioè la superficie di mare e/o di terra necessaria per rinnovare le risorse e assorbire i rifiuti consumati in un anno) è di circa 200.000 mila Kmq, pari alla superficie del centro e del sud Italia (3).

Urban Health e salute in tutte le politiche
La città offre molti vantaggi rispetto a chi vive in zone rurali. Le distanze da percorrere sono ridotte, vi è maggiore disponibilità di lavoro, di servizi (scuola, trasporti, sanità), di contatti sociali, di attività ricreative e culturali. Le città, però, sono anche fonte d’importanti rischi per la salute.
Generalmente siamo portati a credere che la salute dipenda dai servizi sanitari. Certo, poter disporre di servizi sanitari di buona qualità (soprattutto quando la salute viene meno) è importante, ma la salute dipende dai servizi sanitari per non più del 15-20%. Per il restante 80-85% dipende dagli stili di vita e soprattutto dall’ambiente fisico e sociale in cui viviamo: la città per l’appunto (4).
Per tutelare la salute dobbiamo quindi occuparci di tutto ciò che caratterizza la vita della città: le diseguaglianze sociali, la sicurezza, la pianificazione urbana, le condizioni abitative, la mobilità, la disponibilità di spazi verdi, la qualità dell'aria, l’alimentazione, la gestione dei rifiuti.
Da qui il concetto di «salute in ogni politica» (Health in all policies), per sottolineare che ogni decisione che riguarda l’ambiente, l’economia, l’educazione, l’agricoltura, i trasporti, le politiche sociali, deve tener conto delle possibili implicazioni sulla salute individuale e collettiva (5). Ciò pone in capo alle amministrazioni comunali una grande responsabilità e la necessità di lavorare in modo interdisciplinare da parte di ecologisti, climatologi, urbanisti, architetti, agronomi, economisti, epidemiologi, professionisti della salute. Un approccio sistemico che trascende i tradizionali confini della prevenzione e della sanità pubblica.
Per preservare la salute, non basta non fumare, non bere, mettere le cinture di sicurezza, vaccinarsi e sottoporsi periodicamente agli screening raccomandati. Tutto ciò è importante ma occorre guardare oltre e acquisire la consapevolezza della dimensione sistemica dei problemi da cui dipende il nostro futuro. È necessario riconoscere l’urgenza di intervenire sul contesto fisico e sociale in cui viviamo, acquisire nuove competenze, costruire alleanze tra istituzioni e professionisti, rivedere le priorità e individuare strategie d’intervento capaci di mitigare l’impatto ambientale e nello stesso tempo migliorare la salute delle persone.
È in questo contesto che s’inserisce il progetto «Servizi sanitari e transizione ecologica: un’alleanza tra le istituzioni» promosso dall’Ordine dei medici in collaborazione con le Aziende sanitarie provinciali, l’Università, l’Istituto Mario Negri e il Comune di Bergamo, di cui abbiamo parlato nella pillola n.6

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1. Nieuwenhuijsen M: Climate crisis, cities and health. Lancet 2024; 404: 1693-700.
2. Ministero della salute: Documento di indirizzo per la pianificazione urbana in un’ottica di salute pubblica. 2021.
3. Mancuso S: Fitopolis, la città vivente. Edizioni Laterza 2023
4. Donkin A et al: Global action on the social determinants of health. BMJ Global Health 2017.
5. Health in all policies Training Manual – WHO 2016.
 

foto di Waranont (Joe)

Foto di Waranont (Joe) su Unsplash