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VUOLSI COSÌ COLÀ DOVE SI PUOTE CIÒ CHE SI VUOLE, E PIÙ NON DIMANDARE
ven 02 apr, 2021

1 aprile 2021

Italia n° pazienti deceduti     501

UK     n° pazienti deceduti       51

Italia n° vaccini (totale somministrazioni) 10.501.841

UK    n° vaccini (totale somministrazioni)  35.660.902

(dati Johns Hopkins University)

Questo è l’effetto della vaccinazione. Ogni commento è superfluo.

Quindi l’obbiettivo unico, fatale è: vaccinare più gente possibile nel minor tempo possibile.

La campagna vaccinale, come tutti constatiamo, si è sviluppata in Italia a macchia di leopardo.

“Non ci sono sufficienti dosi di vaccino” questo è vero, ma dalle voci alte della Repubblica giungono dichiarazioni che a breve ne avremo ampia disponibilità. Quindi dobbiamo organizzarci.

Non è utile, anzi è dannoso, in questo momento impegnarsi in polemiche sterili, ma se a breve non si risolveranno i problemi organizzativi della nostra regione correrà l’obbligo istituzionale a questo Ordine della denuncia. Ed a oggi è davvero straziante vedere gli spazi di attesa dei centri, con le linee vaccinali pronte, con medici, infermieri, volontari, alpini e tutto il personale mobilitato, deserti perché il sistema di convocazione dei cittadini non funziona.

Sono nati gli hub o meglio i centri, dove lavorano, fianco a fianco, medici ospedalieri, medici di famiglia, infermieri, volontari.  Non bastano, dicono ministro e commissario straordinario.

È indispensabile attivare tutte le postazioni possibili con il contributo di tutte le professioni della sanità e degli enti locali (leggi sindaci, spesso inascoltati).

Quotidianamente riceviamo segnalazioni di medici che si rendono disponibili come volontari. Alcuni hanno completato da tempo le inutilmente complesse e farraginose pratiche burocratiche dei bandi, altri si sono arresi di fronte alla mole della documentazione richiesta. I primi sono ancora in attesa ed i secondi, amaramente, constatano che neanche COVID-19 è riuscita a scalfire il male oscuro e cronico della burocrazia.

Ribadiamo che facciamo davvero fatica a comprendere le motivazioni che hanno indotto non pochi colleghi della Medicina Generale a non aderire alla campagna vaccinale. Certamente vi sono situazioni di legittimo impedimento personale e famigliare. Certamente il carico di lavoro dei medici in tutti i setting di cura è, da più di un anno, eccezionalmente gravoso, a volte al limite della sopportabilità. Ma a questo sforzo professionale e deontologico siamo chiamati e, ripetiamo, salvo legittimi impedimenti, non possiamo esimerci. È il nostro lavoro.

L’obbiettivo unico, fatale è: vaccinare più gente possibile nel minor tempo possibile.

Tutte le donne e gli uomini della sanità devono contribuire con spirito di integrazione e collaborazione, che, speravamo, l’esperienza esiziale di questi mesi avesse dimostrato. Lavorare insieme, abbattendo le “barriere tribali” tra le professioni, retaggio dei secoli scorsi.

E poi l’accordo quadro (fra Regioni, Provincie autonome, Federfarma e Assofarm) che regola le modalità di somministrazione da parte dei Farmacisti dei vaccini anti SARS-CoV-2.

Siamo colpiti e perplessi.

I farmacisti potranno vaccinare, dopo corso formativo online ed un corso pratico (sulla obbligatorietà di quest’ultimo vi sono dubbi interpretativi).

Non importa di che colore sia il gatto, l'importante è che prenda i topi.

L’obiettivo è vaccinare. Ben vengano disponibilità e impegno dei farmacisti che offrono la capillarità territoriale delle loro strutture.

Nell’accordo, però, scompare la supervisione del medico come in precedenza previsto a livello legislativo (legge di Bilancio).

Competenze mediche, quali l’anamnesi e la raccolta del consenso informato e cioè informare, di nuovo in base all’anamnesi clinica individuale, sulla procedura cui il paziente si deve sottoporre, divengono di competenza esclusiva del farmacista. Sappiamo tutti che gli attuali vaccini disponibili hanno un livello di sicurezza elevata e che gli eventi avversi gravi sono rarissimi.

Permangono però situazioni particolari in cui la vaccinazione va attuata con cautela e in situazioni, ancora del tutto rare, in ambiente protetto. Tutto questo deriva da una competenza clinica che è arduo possa realizzarsi con un ottimo corso on line, compresi gli interventi di assistenza in caso di eventi emergenti che possono essere indotti, non dal vaccino, ma da situazioni cliniche non correttamente indagate. Ed anche le rarissime situazioni di vera emergenza non si possono affidare a protocolli, ma prevedono valutazione clinico diagnostica individuale e modulazione della terapia che si basano sull’esperienza medica e non sulla rigidità di protocolli scritti.

Come scriveva il 21 marzo il Presidente Nazionale Filippo Anelli (Quotidiano Sanità), non era forse meglio ricercare e mettere in campo momenti di collaborazione e di integrazione e chiedeva, inascoltato, che le istituzioni rivedessero questa organizzazione.

Vi è il rischio, come leggiamo in molti social, di un attacco alla professione medica e risuona la tentazione di una difesa castale della professione che sa di antico, fuori dal tempo ed estranea allo spirito di questo Ordine.

Non importa di che colore sia il gatto, l'importante è che prenda i topi.

Dobbiamo vaccinare senza conflitti strumentali da una parte e dall’altra.

Ed infatti non si tratta di difendere alcuna primazia, ma prerogative mediche, cliniche e professionali, per dare la migliore assistenza possibile ai nostri concittadini. Prerogative che si possono adattare a questa che è medicina di guerra, ma non azzerare.

Cerchiamo, e siamo ancora in tempo, di trovare soluzioni per quel “lavorare insieme” che nei momenti più crudi della malattia ha attenuato l’azione devastante del virus e che consentirà a tutti di ritrovare quella “normalità” che, ora, sembra perduta.

“lavorare insieme” è stato uno strumento essenziale nella lotta a SARS-CoV-2 ed è un patrimonio prezioso, vitale. Da non disperdere anche oltre il tempo di COVID-19.

Speriamo.

Il Consiglio Direttivo
Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Brescia