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Eppure il vento soffia ancora
mar 19 ott, 2021

Il 47,5% della popolazione mondiale ha ricevuto almeno una dose di vaccino contro il COVID-19.

6,65 miliardi di dosi sono state somministrate a livello globale e ora ne vengono somministrate 20,44 milioni ogni giorno.

Solo il 2,7% delle persone nei Paesi a basso reddito ha ricevuto almeno una dose. (https://ourworldindata.org/ 18 ottobre 2021).

In Italia: 80,63% della popolazione over 12 ha completato il ciclo vaccinale (https://www.governo.it/cscovid19/report-vaccini 14 ottobre 2021).

La situazione epidemiologica appare affatto diversa delle precedenti stagioni con una modesta circolazione virale. Sappiamo che la pandemia finirà quando “avremo” vaccinato il mondo. Avremo: perché non è solo responsabilità degli Stati portare il vaccino ai più poveri, agli ultimi. Covid ci ha insegnato che tutti dobbiamo prenderci cura degli “altri”. Ne siamo, nello stesso tempo, responsabili e dipendenti.

Fin da piccolo mi hanno insegnato che il rispetto si realizza non solo con l’ascolto, ma con il dare valore alle opinioni che non condividiamo analizzando le altrui ragioni.

Questo abbiamo fatto con le poche decine di colleghe e colleghi che non si sono vaccinati.

La medicina, lo sappiamo tutti, non è una scienza ma una pratica, nobile perché ha come soggetti del proprio agire donne e uomini, che si avvale del metodo scientifico. Di nuovo lo sappiamo tutti che le linee guida, che sono il portato del metodo nella medicina quotidiana, non sempre si possono applicare alla lettera ed hanno diversa forza delle evidenze. Si pensi al paziente anziano con tante malattie e terapie interferenti. Sta al medico cercare il delicato equilibrio fra priorità cliniche, come indicato dalle linee guida, e le priorità del paziente, intese come bisogni individuali e qualità della vita. Ed è forse uno dei momenti più alti, relazionale e di cura, della nostra professione.

Ma…

La forza delle prove di efficacia-evidenze dei vaccini è altissima. Non vi sono presidi terapeutici o di prevenzione che abbiano un profilo così favorevole nel rapporto rischio benefico e, oltre alle dimostrazioni scientifiche, i vaccini hanno una storia plurisecolare di successo nel prevenire morti e malattie.

Per chi possiede o dovrebbe possedere il ragionamento biologico e nega l’evidenza, rimane, quindi, il rispetto, ma, con amarezza, nessuna condivisione.

Si dice cha la “rabbia” di questi giorni si alimenti del disagio sociale. Abbiamo scritto e detto tante volte che la pandemia, la sindemia, ha esasperato le diseguaglianze socioeconomiche già drammatiche prima del virus.

Ritornare alla normalità con i vaccini e con le opportunità dei fondi europei consentirà quella ripresa dell’economia che dovrebbe avere come primo obiettivo il contrasto vero, condiviso, alle diseguaglianze. Speriamo.

La solidarietà fatta di impegno, di fatica oltre i limiti, di responsabilità di tutti verso tutti che abbiamo visto in chi lavora in sanità, e in tanta parte degli italiani, nel periodo feroce della pandemia, se persisterà e non si rivelerà un’illusione renderà possibile questa svolta epocale.

Non la risposta demoralizzata o rabbiosa, ma la messa in opera di un lavoro collettivo che in questo tempo, ancora minato dall’incertezza, sappia offrire idee, pensieri lunghi, possibilità inedite. (Massimo Recalcati La Repubblica 13 ottobre 2021).

Noi con umiltà ci proveremo.

Eppure il vento soffia ancora cantava un cantautore degli anni settanta dopo aver descritto con parole crude i mali del mondo.

Cantava dalla sua carrozzina per gli esiti di una grave forma di poliomielite patita all’età di dieci mesi.

Allora il vaccino non c’era.

l’OMS nel 2020 ha dichiarato che l’Africa è libera dalla malattia, che periste in soli due stati (l’Afghanistan e il Pakistan).

Eppure il vento soffia ancora…. E sussurra canzoni tra le foglie Bacia i fiori, li bacia e non li coglie

Per il Consiglio Direttivo dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Brescia
Ottavio Di Stefano