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L'otto marzo delle madri ucraine
mar 08 mar, 2022

Pensavamo, fino a pochi giorni fa, che questa primavera si aprisse alla speranza, dopo due anni in cui abbiamo visto la morte diffusa. Due anni di drammi, che da individuali sono divenuti collettivi, di tutti.

Il COVID ci ha cambiato? Non lo so. Forse in tanti è rimasto un maggior senso di responsabilità verso gli altri o meglio la consapevolezza di quanto siamo dipendenti gli uni dagli altri. Ma da quando la pandemia morde di meno vi è stato un ritorno, forse naturale, al nostro “particulare”.

Ma il COVID ha cambiato il mondo. “Il mondo in cui oggi viviamo non è il mondo più il COVID-19, ma un luogo che è stato trasformato in modo radicale e forse irreversibile….”(1)

Nuove scelte etiche, sociali, sanitarie, politiche sono affiorate. Da queste non potremo prescindere. E questo è un bene: vi è (forse) una nuova consapevolezza, spontanea o meno, del nostro stare insieme.  Quindi speravo, parafrasando Francesco, che questa crisi non l’avessimo sprecata.

Poi, improvvisamente, la gente che scappa dalle bombe. I bambini che muoiono. E le madri che corrono e sono disposte a morire per salvarli.

L’otto marzo è nato dalla tragedia del 1911, quando 134 lavoratrici in sciopero persero la vita nell’incendio della loro fabbrica.

E di nuovo una folle tragedia.

Siamo di nuovo ripiombati nell’ansia collettiva per questa guerra così vicina a noi, e che da un momento all’altro può coinvolgerci direttamente. Non avevamo lo stesso sentimento, o meglio non l’avevo, per le tante guerre lontane che non hanno mai smesso di infestare il mondo. Appunto erano lontane.

Il virus non ha cervello. E noi?

Oggi non c’è niente da festeggiare, ma ricordare sì.

Ricordare.

Le madri ucraine con il volto segnato dal dolore, dalla dignità e dalla forza indomita di portare in salvo i propri cari.

Le madri ucraine che fanno giocare nei bunker i bambini e le bambine della guerra, nonostante tutto.

Le madri ucraine che guardano timorose i loro bambini, all’arrivo, quasi spaventati, nella nuova scuola italiana che li ha accolti e poi li vedono uscire per mano con i nuovi compagni. E sorridono.

Questo è l’otto marzo delle madri ucraine, e allora la mimosa, nonostante tutto, fiorisce ancora.

pianta di mimosa
 

 

 

(Foto di Adriana Loglio marzo 2022).

(1) La salute del mondo. Ambiente, società, pandemie
Luca Savarino Paolo Vineis
Feltrinelli, 2020

Ottavio Di Stefano