Home Page » Archivi » Notizie » Notizie dalla Regione e da altri Enti/Associazioni/Fondazioni

Notizie - Notizie dalla Regione e da altri Enti/Associazioni/Fondazioni

SIPPS Newsletter dalla letteratura. Articolo "Alterazioni funzionali polmonari nei bambini che hanno avuto il Covid-19"
gio 03 nov, 2022

 

Di seguito l'articolo pervenuto dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS)

Heiss R, Tan L, Schmidt S, Regensburger AP, Ewert F, Mammadova D, Buehler A, et al.
Alterazioni funzionali polmonari nei bambini che hanno avuto il Covid-19
Radiology Published Online: Sep 20 2022 https://doi.org/10.1148/radiol.221250

Il problema del LONG-COVID (LC) pediatrico, così come quello dell’adulto, è ben lungi dall’essere risolto. Non è noto, infatti, quale sia la sua dimensione, quanti soggetti cioè presentino sintomi a distanza dall’infezione da SARS-CoV-2, quali siano le manifestazioni cliniche realmente dipendenti dalla precedente infezione, quale sia la loro patogenesi e i fattori predisponenti al loro sviluppo, quanto durino e quale possa essere l’intervento medico più opportuno per ridurne l’insorgenza o accorciarne la durata. Molti problemi nascono dalla mancanza di una definizione condivisa del LC pediatrico, anche se ormai la gran parte degli esperti è d’accordo a considerare LC tutto ciò che sia manifesto dopo le prime 4 settimane dall’infezione, duri per almeno due mesi e non sia attribuibile ad altra causa nota. Molte delle ricerche ad hoc hanno segnalato che una parte rilevante dei bambini che sembrano avere LC accusano sintomi respiratori, il che non meraviglia se si pensa che il target principale di SARS-CoV-2 sono proprio le vie aeree. Il lavoro di Heiss e collaboratori va proprio in questa direzione in quanto questi autori hanno voluto misurare le alterazioni polmonari eventualmente presenti in bambini che avevano avuto COVID-19 diverso tempo prima e in un gruppo di controllo non infetto. Essendo radiologi, hanno utilizzando la risonanza magnetica (RM) a basso campo, una tecnica che aveva già dimostrato di poter essere pienamente capace di visualizzare sia le alterazioni anatomiche sia quelle funzionali delle basse vie aeree in soggetti con ipertensione polmonare, fibrosi cistica, e patologia polmonare ostruttiva cronica. Hanno arruolato 29 bambini che avevano avuto la malattia ma che erano guariti, 25 bambini etichettati come LC tra i quali una parte rilevante accusava problemi respiratori (dispnea e fiato corto) e 9 controlli sani. L’età media era in tutti i gruppi di poco superiore ai 10 anni. I riscontri della RM sono stati del tutto tranquillizzanti per quanto riguardava la morfologia polmonare in quanto un solo caso, nel gruppo LC, presentava modeste alterazioni indicative della presenza di strie atelettasiche. Al contrario, assai meno favorevoli sono stati i dati della funzionalità polmonare. Nei soggetti con precedente infezione da SARS-CoV-2 sia la ventilazione, sia la perfusione polmonare risultavano alterate e comunque inferiori a quelle riscontrate nei soggetti controllo che non si erano infettati, con valori che erano peggiori per i casi etichettati come LC rispetti a quelli con malattia risolta. Inoltre, l’entità delle alterazioni funzionali era apparentemente strettamente connessa con la distanza dall’infezione, essendo inferiore nei casi con infezione datante da meno di 180 giorni rispetto a quelli con epoca di infezione compresa tra 180 e 360 giorni e oltre 360 giorni, rivelando una tendenza molto lenta verso la risoluzione. Come sottolineano gli stessi autori, questo lavoro ha numerosi limiti, su tutti quello dell’aver impiegato una metodica relativamente poco utilizzata per questo tipo di indagini nel bambino e dell’aver arruolato pochi soggetti, soprattutto nel gruppo controllo la cui consistenza è veramente troppo bassa per permettere di trarre conclusioni definitive. I dati sono, tuttavia, estremamente interessanti perché sembrano confermare che almeno una parte dei bambini che hanno avuto COVID-19 può avere conseguenze respiratorie significative a distanza con disturbi funzionali non trascurabili. Negli studi attualmente disponibili circa il LC pediatrico si sottolinea che proprio i sintomi e segni respiratori sembrano essere, insieme a quelli neurologici, le manifestazioni cliniche più caratteristiche di questa condizione. Nel tentativo di dare una spiegazione della patogenesi di tutto quello che viene considerato LC si è anche supposto che le manifestazioni respiratorie potessero essere, in alcuni anche se non in tutti i casi, l’effettiva conseguenza del danno dovuto al virus, al contrario di quanto valeva per gran parte delle manifestazioni neurologiche nelle quali un ruolo rilevante avrebbe potuto averlo lo stress emotivo dovuto alle problematiche poste dalla pandemia. L’alta frequenza di manifestazioni neurologiche anche gravi a tipo depressione ed ansia rilevabile nei soggetti che non avevano avuto l’infezione ma avevano subito le conseguenze del lockdown, della scuola a distanza, dell’isolamento oltre che della diffusione del virus in famiglia e tra gli amici sembrava fortemente supportare questa conclusione. I dati di Heiss e collaboratori sembrano confermare come il virus possa creare a livello polmonare qualche problema a lungo termine, destinato ad evolvere solo molto lentamente verso la normalizzazione. Quale sia la ricaduta clinica immediata e a istanza di queste alterazioni è tutto da vedere anche se sembra ovvio che una persistente e significativo ipossia eventualmente associata ad ipercapnia non è certo una condizione ideale per assicurare uno stato di salute completo e la possibilità di una vita normale. Altri studi sono necessari, con ampi controlli anche nella popolazione sana ma è chiaro che segnalazioni di questo tipo implicano la necessità che il pediatra di libera scelta ponga particolare attenzione ai problemi dei bambini che hanno avuto COVID-19. D’altra parte, solo il pediatra di libera scelta che segue in continuità i propri piccoli pazienti può dare una mano a definire in modo preciso cosa sia il LC pediatrico e quale possa essere il destino dei soggetti che si trovano in queste condizioni.

Prof. Nicola Principi - Direttore Responsabile RIPPS