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UN AUGURIO E UNA RIFLESSIONE PER IL 2015
ven 16 gen, 2015

Tanti, tantissimi, di noi tutti i giorni si spendono nelle corsie, negli ambulatori, sulle ambulanze, nelle case.
Tanti tantissimi di noi, a Brescia o ad Agrigento, vivono il nostro lavoro con un senso etico che prescinde e supera il doveroso e giusto riconoscimento economico.
La “malasanità” fa notizia, le migliaia di esempi di “buona sanità” rimangono confinanti nel nostro senso del dovere e nella gratitudine dei nostri pazienti.  Ed è giusto che sia così. E’ la nostra quotidianità. Noi sbagliamo quanto e come i nostri colleghi europei e d’oltre oceano.
La medicina “trionfale” dei media che tutto guarisce, è ben lontana dalla realtà del nostro contrasto quotidiano al dolore, all’impossibilità, spesso, di eradicare la causa, al dovere di prendersi cura di chi sta male anche quando la malattia ha vinto.

“Medicina trionfalistica” ed agenzie che promettono risarcimenti facili a costo zero hanno determinato l’insostenibile richiesta risarcitoria e prodotto la medicina difensiva.
Che fare?
Impegno, serietà, aggiornamento ed analisi.

Parole facili da dire ed oggettivamente difficili da tradurre  in iniziative e momenti di incontro.
E’ un compito arduo.
Come rispondere alla sfida della cronicità, della conciliazione fra eticità universalistica e solidaristica del nostro Servizio Sanitario Nazionale e la sua stessa sostenibilità economica?
Ma l’Odine ci vuole provare.
La professione insomma vivrà prossimi anni i cruciali che toccheranno la sua stessa natura, i suoi compiti, i suoi scopi.
Entusiasmo e passione quindi le nostre motivazioni.
Buon 2015.
Ed ora una riflessione con una lieve…sensazione di gelo.  
Il 31 dicembre 2014 tanti, troppi dipendenti del Comune di Roma si sono ammalati.
Non vi è nessuna pandemia che giustifichi tale mobilità.
E qui è facile oscillare fra una difesa strenua, non analitica, della categoria ed una deriva buonista ed autolesionista.
Cerchiamo di entrare nel cuore della questione con il massimo di obiettività possibile.
E’ vero: ogni singolo professionista che si trova davanti il suo (presunto) paziente  non ha strumenti di verifica dei sintoni soggettivi e non ha la dimensione quantitativa del problema.
I tempi di valutazione clinica in Medicina Generale sono modestissimi concorrendo con la burocrazia soffocante e l’accumularsi quasi quotidiano di nuove incombenze. Gli strumenti di verifica legati solo all’anamnesi ed alla semiotica fisica.
Noi possiamo rispondere, quindi, solo con la valutazione clinica responsabile.
Ed questo ciò che, ripeto, tantissimi di noi fanno ogni giorno in ogni ambito di cura.
Il fenomeno è deteriore per chi lo induce e contribuisce a rendere sempre più evidente la “questione morale” del nostro paese.
E fa sempre parte della “questione morale” la superficialità con cui improvvisati e incompetenti commentatori si esprimono circa la “facilità” di accertare diagnosi e prognosi in un setting ambulatoriale.
E’ una storia che conosciamo e periodicamente incontriamo sulla strada sempre più ardua di una professione di qualità fatta da gente onesta ed appassionata.
Questa è però la strada che noi intendiamo tenacemente percorrere insieme agli uomini ed alle donne che a noi si affidano.
Di nuovo buon anno a tutti.

Il Presidente: Dott. Ottavio Di Stefano